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Sunday, March 05, 2006

Le magie di Bïa


Venerdì notte, in macchina in giro per la mia città...

La radio trasmette un programma di musica brasiliana; c'è un'intervista ad una certa Bïa. Il nome mi ricorda un vecchio personaggio dei cartoni animati, “Bia, la sfida della magia”. Non la conosco e mi sembra interessante.
Tra le parole si nascondono vecchie conoscenze come Marcio Faraco e Caetano Veloso, ma anche il nostro Giammaria Testa, molto conosciuto in Francia...

..in Francia?

e cosa c'entra con il Brasile? Ho sbagliato stazione...un rapido controllo per aver la conferma che tutto è sintonizzato nella giusta posizione: Bia è un miscuglio di paesi in un corpo solo; difficile assegnarle una nazionalità: brasiliana? francese? canadese? cilena?...

C’è un brano che mi sembra di conoscere, L’eau à la bouche, di Serge Gainsbourg, che diventa Agua ne boca nella traduzione in portoghese.
E ancora un altro, Jardim, dove il ritmo ritorna ad essere più “brasiliano”... mi accompagna fino a casa...
Non riesco a resistere alla curiosità e continuo l’ascolto di questa “magica” cantante anche da sotto le coperte!

Non so se sono già tra le braccia di mOrfeo quando sento che domani Bïa si esibirà a un centinaio di km dalla mia citta.
Non resisto: qualcosa mi spinge ad approfondire questa nuova conoscenza e affronto il viaggio: arrivo in un teatro piccolo, molto piccolo (99 posti) che ostinatamente tenta di resistere ai vistosi interventi che nel tempo l’hanno snaturato.
Tra il pubblico, signore impellicciate con capelli cotonatissimi, che fanno pensare di aver sbagliato posto (noi o loro?) pronte a commentare la serata mondana al prossimo tè con le amiche.

Quando si spengono le luci tutti i teatri sembrano uguali e quello che conta è che sul palco salgono ad uno ad uno i componenti di un’orchestra che non sapresti definire di jazz, salsa o bossa nova: c’è una chitarra classica, Sidney Rodrigues, un basso, Robson Galdino, un percussionista, Dadà Viana e una flautista, Dominique Bouzon. Infine entra lei: Bïa. Capelli neri e lunghi, carnagione scura, labbra carnose, un’ampia gonna nera con dei fiori colorati e la schiena nuda, intrappolata dalle corde di un corpetto nero.

Le prime canzoni sono quelle del suo ultimo album, Coeur Vagabond, tra cui colpisce Como uma onda di Lulu Santos, che, in questa occasione, è cantata in italiano grazie alla traduzione del giornalista Max De Tomassi.
Seguono gli altri brani, in un’alternanza di generi che va dalla tradizione francese a alla MPB. Lei si muove sul palco, con movimenti meno aggraziati della sua voce, a volte imbraccia la chitarra, e per ogni canzone, dà una piccola spiegazione in italiano (con accento francese)...la dolce Estrela do mar, o Araurum Kim Kim, con i ritmi del profondo Brasile; l’immancabile Estate di Bruno Martino...fino a brani scritti da lei, come Bilingue, che ricorda la sua plurima nazionalità.

Il pubblico è stregato e anche io non so ancora se devo risvegliarmi dal sogno che ho cominciato ieri sera...


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