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Saturday, September 24, 2005

Poeti dimenticati

Due settimane fa moriva Sergio Endrigo.

Quando scompaiono certi Personaggi, quelli con la P maiuscola, il mondo mediatico reagisce sempre allo stesso modo: in un primo momento c'è una sindrome da rimpianto esagerato condito con qualche mea culpa per non aver dato i dovuti spazi all'uomo da vivo. Segue, quando va bene, una serie di servizi speciali (tutti uguali) che hanno un vago sapore patetico.
Poi, l'irrimediabile oblio, identico a quello che ha accompagnato l'ultima parte di vita dell'interessato.

E' stato così con molti, e per la musica italiana, impossibile non ricordare, Luigi Tenco o Giorgio Gaber, per il quale hanno anche fatto uscire un disco postumo, spacciando alcune canzoni come testamento morale...che fa sempre audience, ma che non risponde nemmeno lontanamente al vero.
Ben diversa è la cultura brasiliana: i tributi non mancano. D'altronde molti artisti si sono fatti conoscere riproponendo brani classici e devono la loro carriera agli autori scomparsi.
Uno dei migliori tributi di quest'anno è quello che Maria Bethania ha fatto per Vinicius De Moraes, scomparso 25 anni fa.
Il disco Que falta voce che me faz ha un forte carattere poetico e vengono proposte, in un miscuglio suggestivo, canzoni e poesie del poliedrico artista brasiliano. Si mischiano registrazioni passate con nuove in un duo virtuale fra Vinicius e una delle sue cantanti preferite, sorella di Caetano Veloso.
Vengono i brividi a riascoltare Bethania cantare "O astronauta", che segue "Poetica I", recitata dallo stesso Vinicius.

E non può non ritornare alla mente il disco, La vita, amico, è l'arte dell'incontro, che Vinicius registrò proprio con Sergio Endrigo e Ungaretti, dove il poeta italiano, recita le poesie del giovane poeta brasiliano. Il disco è del 69 e meriterebbe di essere proposto nelle scuole, se non altro come testimonianza di uno dei maggiori esponenti della nostra letteratura, alle prese con la lettura della poesia.
Endrigo interpreta dei brani che hanno fatto la storia della Bossanova, tradotti in italiano, ma che con la sua voce acquistano la freschezza dell'originale. D'altronde lui stesso in una vecchia intervista diceva: "Non so da
dove venisse l'ispirazione delle mie canzoni (...) io credo che affondassero nella mia malinconia austro-ungarica che ha qualcosa in comune con la saudade brasiliana: la consapevolezza della perdita dentro l'intensita' di una emozione".

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