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Tuesday, December 26, 2006

Do You Tube?

Tutto questo tempo senza aggiornamenti avrà fatto preoccupare qualcuno...ma niente paura: è stato solo un fatto fisiologicamente contingente dovuto al cambio di vita, tra nuovo lavoro e proto-casa.Tengo buoni questi argomenti per i futuri articoli.
In questo vorrei fare una riflessione ad un fenomeno che ha mille sfaccettature che vanno dalla perversione del pettegolezzo alla smania di informazione; sto parlando dei video su internet!Dall'esperienza accumulata nell'aggiornare la "sezione video" del sito dell'amico pittore Michele Ambrosini (http://www.micheleambrosini.com/) posso concludere che il migliore modo di pubblicare un video sul web è appoggiandosi ad uno dei broadcast disponibili.
Ce ne sono tanti ma i più efficienti sono http://video.google.com/ e http://www.youtube.com/
Proprio navigando tra i filmati di YouTube mi sono imbattuto in un clip di Toquinho e Chico Buarque che mi aveva già mostrato proprio il sucitato MA e che vi ripropongo:


E' "Samba pra Vinicius" composta proprio da Chico e Toquinho per il loro maestro che all'inzio del filmato è presente e sembra alquanto imbarazzato. Ma il bello viene alla fine, quando, in una trasposizione moderna, Toquinho e Chico hanno un sorriso d'intesa di quelli (citando Michele) che "ti fanno capire quanto è bello suonare"...
Cercando solo per qualche minuto è facile trovare altre curiosità come questa stupenda "Bachianinha" di Toquinho e Paulinho Nogueira:





...o Lucio Dalla in tournèe di fado con la nostra amica Elisa Ridolfi e Marco Poeta a Lisbona..



...qualcos'altro da proporre?

Friday, July 28, 2006

Vinicius, Trilha Sonora Do Filme

Ero indeciso sull'articolo da scrivere.Avrei voluto scriverne uno sul film Vinicius, il documentario di Miguel Faria jr del 2005, che racconta attraverso varie testimonianze, la vita del Poeta Diplomatico...Ma ho promesso a un mio amico, con il quale condivido la passione per la bossa nova, che avrei aspettato di vederlo con lui, e una promessa ad un amico è una Promessa da rispettare!

Ma ho nelle orecchie la colonna sonora del film e non riesco a resistere alla tentazione di scriverci su qualcosa..Non so perchè ma ogni volta che esce un lavoro su Vinicius mi entusiasmo come se ascoltassi un suo disco inedito: sarà perchè è facile, con certi argomenti, fare un buon lavoro, ma anche questa volta mi sembra che l'esperimento sia da promuovere a pieni voti.La formula è un po' la solita: vari artisti che in qualche maniera hanno la loro carriera legata a quella del poeta, si esibiscono in una sorta di tributo: Edu Lobo, Francis Hime, Gilberto Gil, Toquinho, Caetano Veloso, Carlos Lyra, Adriana Calcanhotto...Sono tantissimi e non saprei fare una classifica di chi è più bravo...

Di sicuro è bello sentire le testimonianze parlate, oltre che cantate, di alcuni di loro come Chico che parla delle prime canzoni che ha ascoltato...
Mi piace il tributo di "giovani" come Adriana Calcanhotto che si esibisce in Eu sei que vou te amar o la nipote di Vinicius, Mariana De Moraes, in una "tenera" interpretazione di Coisa mais linda.
E permettetemi anche di preferire l'interpretazione dell'attore Ricardo Blat di Poetica a quella a noi più nota del poeta Ungaretti, in un disco - già citato in questo blog - con Sergio Endrigo...

L'unica nota stonata è l'interpretazione di Toquinho di Tarde em Itapoa, un po' troppo forzatamente modernizzata...

Insomma, un disco da ascoltare...almeno, riempiendo l'attesa di guardare il film!

Saturday, April 08, 2006

Così, per caso...

L'anima sudamericana, l'esuberanza o meglio l'energia, come ama definirla un amico habituè, emerge soprattutto nelle esibizioni improvvisate nei locali o dovunque possa trovare sfogo la voglia di suonare, cantare, condividere i ritmi travolgenti che partono dal Portogallo e arrivano fino al Rio Grande do Sul...

Così può capitare che in un agriturismo, in campagna, durante un pranzo di compleanno, il festeggiato, Adailton de Souza si posizioni dietro le sue percussioni e cominci ad esibirsi in un ritmo axè, seguito a ruota da altri commensali con il sax, maracas congas e triangolo.
Può capitare che passino lì "per caso" anche vecchi amici musicisti di Bologna come Stefano Girotti, accompagnato da Massimo Tagliata e che il cerchio si chiuda a scatenare la reazione a catena che prelude ad un lungo pomeriggio di musica.
Gli amici che un tempo formavano la "Banda favela" dimostrano di avere ancora un buon affiatamento e il Brasile oggi sembra più vicino: improvvisano e passano dai ritmi tropicali di Asa Branca al blues con soluzione di continuità.
Massimo Tagliata è uno dei pochi (se non l'unico) in Italia a suonare il "forrò", musica del Nordest del Brasile ed è davvero una bella scoperta per chi non conosce il genere.

Bella scoperta come quella che può capitare, in un'altra occasione, in un locale della mia città, dove trovo altre vecchie conoscenze come Carlos Martins e Nelson Oliveira che si esibiscono in canzoni provenienti dall'Angola, loro patria d'origine. Sono di passaggio perchè dovranno partecipare alla manifestazione "Saudade" a Bolzano. La musica Angolana sta a metà tra il Brasile e il Portogallo e sembra fatta apposta per essere cantata a coro. Tra i presenti ci sono artisti locali che meriterebbero maggiore diffusione.
In particolare Elisa Ridolfi: ha partecipato a diversi progetti soprattutto legati al Fado insieme a Marco Poeta. Ultimamente mi è capitato di assistere allo spettacolo della "A Rua Amarela" di Alejandro Fasanini . Sentiremo parlare ancora della Ridolfi, e noi, ricordatemelo, ne riparleremo...

Sunday, March 05, 2006

Le magie di Bïa


Venerdì notte, in macchina in giro per la mia città...

La radio trasmette un programma di musica brasiliana; c'è un'intervista ad una certa Bïa. Il nome mi ricorda un vecchio personaggio dei cartoni animati, “Bia, la sfida della magia”. Non la conosco e mi sembra interessante.
Tra le parole si nascondono vecchie conoscenze come Marcio Faraco e Caetano Veloso, ma anche il nostro Giammaria Testa, molto conosciuto in Francia...

..in Francia?

e cosa c'entra con il Brasile? Ho sbagliato stazione...un rapido controllo per aver la conferma che tutto è sintonizzato nella giusta posizione: Bia è un miscuglio di paesi in un corpo solo; difficile assegnarle una nazionalità: brasiliana? francese? canadese? cilena?...

C’è un brano che mi sembra di conoscere, L’eau à la bouche, di Serge Gainsbourg, che diventa Agua ne boca nella traduzione in portoghese.
E ancora un altro, Jardim, dove il ritmo ritorna ad essere più “brasiliano”... mi accompagna fino a casa...
Non riesco a resistere alla curiosità e continuo l’ascolto di questa “magica” cantante anche da sotto le coperte!

Non so se sono già tra le braccia di mOrfeo quando sento che domani Bïa si esibirà a un centinaio di km dalla mia citta.
Non resisto: qualcosa mi spinge ad approfondire questa nuova conoscenza e affronto il viaggio: arrivo in un teatro piccolo, molto piccolo (99 posti) che ostinatamente tenta di resistere ai vistosi interventi che nel tempo l’hanno snaturato.
Tra il pubblico, signore impellicciate con capelli cotonatissimi, che fanno pensare di aver sbagliato posto (noi o loro?) pronte a commentare la serata mondana al prossimo tè con le amiche.

Quando si spengono le luci tutti i teatri sembrano uguali e quello che conta è che sul palco salgono ad uno ad uno i componenti di un’orchestra che non sapresti definire di jazz, salsa o bossa nova: c’è una chitarra classica, Sidney Rodrigues, un basso, Robson Galdino, un percussionista, Dadà Viana e una flautista, Dominique Bouzon. Infine entra lei: Bïa. Capelli neri e lunghi, carnagione scura, labbra carnose, un’ampia gonna nera con dei fiori colorati e la schiena nuda, intrappolata dalle corde di un corpetto nero.

Le prime canzoni sono quelle del suo ultimo album, Coeur Vagabond, tra cui colpisce Como uma onda di Lulu Santos, che, in questa occasione, è cantata in italiano grazie alla traduzione del giornalista Max De Tomassi.
Seguono gli altri brani, in un’alternanza di generi che va dalla tradizione francese a alla MPB. Lei si muove sul palco, con movimenti meno aggraziati della sua voce, a volte imbraccia la chitarra, e per ogni canzone, dà una piccola spiegazione in italiano (con accento francese)...la dolce Estrela do mar, o Araurum Kim Kim, con i ritmi del profondo Brasile; l’immancabile Estate di Bruno Martino...fino a brani scritti da lei, come Bilingue, che ricorda la sua plurima nazionalità.

Il pubblico è stregato e anche io non so ancora se devo risvegliarmi dal sogno che ho cominciato ieri sera...

Thursday, February 02, 2006

Esilio poetico

Si può rimanere fedeli alle tradizioni anche guardando al futuro.

Ne è una dimostrazione il giovane brasiliano Marcio Faraco. La sua storia è facilmente reperibile tramite il web e più che raccontarla mi vorrei soffermare sul disco tramite il quale l'ho conosciuto che, nemmeno a farlo apposta, si intitola Com tradiçao.

Dodici brani in bilico tra il vecchio e il nuovo. Non mancano richiami alla bossanova classica ma assumono poca rilevanza di fronte al corpo del disco che ha musicalità che si rifanno al jazz europeo. Faraco dimostra di aver imparato da Chico Buarque, nella veloce Chuva de vidro, ma anche nel tono gioioso e lento di Tempestades de Verao...una voce vellutata simile ad altri suoi colleghi "contemporanei" (come Celso Fonseca) ma immersa in accordi meno "ruffiani", più veri o forse...più maturi.

A Chico Faraco deve molta della sua popolarità anche se la collaborazione con il grande cantautore brasiliano non ha contribuito a renderlo celebre nel suo paese dove i suoi cd arrivano di importazione dalla Francia (!)

I francesi ci vedono bene e di solito non sbagliano con i musicisti...ci fidiamo?

Saturday, December 17, 2005

Mondi Lontanissimi


Mi piacciono quegli esperimenti che facilitano l'incontro di più culture. La bossanova ne è piena e basterebbe ricordare il fortunato duo di Frank SInatra e Tom Jobim; oppure le gite italiane dei vari poeti e violao brasileri, se non i voli oltre il pacifico con Sakamoto e i Morelembaum.

Qualche giorno fa ho assistito ad un felice connubio fra jazz e bossanova, messo in scena, al teatro di Pergola, dalla chitarra di Irio de Paula e la tromba di Fabrizio Bosso. Il teatro sembrava una bomboniera e i due la riempivano di confetti, ora ripieni di cioccolatosi arpeggi di corda, ora di mandorlate melodie di tromba.Eseguivano i brani presentati nel disco "Once I Loved". Dalla title track alla Summer Samba, e poi da Wave a Night and Day, dalla Samba em preludio alla Samba in uma nota so...

Inizialmente un po' emozionati, i due si sono riscattati con un concerto che ha preso il volo nel finale in un bell'alternarsi di jazz spaghetti-newyorkese e il suono pulito del violao mischiato ai versi di approvazione (o di sofferenza), che dicono più di mille parole.

Thursday, October 20, 2005

Renato Borghetti Quartet

Un quartetto brasiliano al Festival della Fisarmonica di Castel Fidardo già incuriosisce! Se poi nel programma c'è scritto che il gruppo in questione fa musica "etnica" brasiliana, allora bisogna andare a vedere per forza di che cosa si tratta...).



Il teatro non promette bene: una struttura anni 70 che si sviluppa in verticale con corridoi da ospedale e bagni da scuola elementare dismessa. Come spesso accade, ci sono posti liberi in terza fila, proprio dietro quelli riservati alle autorità; in questi casi mi chiedo come mai la gente preferisce vedere lo spettacolo da lontano...se fossero stati a pagamento sarebbero stati i primi posti ad andare via! ma se lo spettacolo è agratis...mah! che il pubblico non si fidi degli spettacoli "offerti" e pensi che da quella posizione la fuga sia più difficile? approfondiremo! Qui mi interessa raccontarvi dei concerti che ho visto: sì perchè i gruppi in programma per la serata erano due. Il primo, i "Polyetnik Muzak " fa musica "gitana" (?), "folk" (?), un po' bretone, un po' asturiana... Idea bella e originale ma esecuzione "discutibile"!

Poco importa se a seguire c'è un quartetto che a originalità non ha nulla da invidiare a nessuno.
Il quartetto di Renato Borghetti è composto da una fisarmonica (anzi una gaita ponto), due chitarre (una acustica ed una elettrica), un fiato (flauto e sassofono soprano). La musica che fa si avvicina al tango, ma contiene elementi costruttivi della musica brasiliana. E' la musica meno nota della MPB, quella che appartiene ai gauchos, ai contadini del Brasile meridionale. Ha sfumature dolci e vivaci, scandite dalle note della fisarmonica, guidata dalle mani di Renato Borghetti, che sul palco sembra un folletto e che gioca con i suoi compagni di viaggio.
Il concerto va via liscio, e al pubblico piace: soprattutto gradisce gli assoli e i "duelli musicali" di Asa Branca, il brano più noto della serata.
Una piacevole scoperta per me, e il consiglio per voi di acquistare l'ultimo album di Renato Borghetti Quartet, "Gauchos" (appunto).


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